BÄRENHORN – MEIENTAL
sabato 25 gennaio ‘25
Ho da poco finito di tessere le lodi dell’andare in Svizzera - … perchè sia all’andata che al ritorno sai a che ora parti e a che ora arrivi... mica come in Valtellina dove c’è sempre l’incognita rientro - che il semaforo davanti a noi diventa rosso. Non mi preoccupo: sarà il solito metodo elvetico per regolare l’ingresso al Gottardo poi però la lancetta dei minuti inizia a correre in avanti mentre noi restiamo impantanati in coda - Svizzerofilo, com’è la storia del ritorno con tempi garantiti? - domanda sarcastica la Laura. Incasso mentre provo a capire quale possa essere la causa della sosta forzata che comunque è solo un’eccezione che conferma la regola, un po’ come quell’uno su un milione che dopo il classico andrà a fare lo studioso delle lingue antiche: ecco, solo per lui ha un senso aver perso 5 anni su greco e latino! A parte questo, resta il fatto che di norma in un paio d’ore scarse si arriva e si torna dall’altro versante delle Alpi e poi la Meiental è la Meiental: un luogo che, almeno per me, trasuda di “selvaggio”, lontano dalle orde che affollano Realp o la val Bedretto. È anche per questo che il venerdì mi metto a studiare da bravo scolaretto la carta e comincio a spulciare le cime: questa ce l’ho, questa l’ho fatta... e questa? Aspetta che do un occhio al sitodiriferimento! Ah sì, pure lo Stucklistock sul quale la guida aveva attirato le mie attenzioni come le mosche sul miele. Così inizio a fare il puntiglioso (come il classico secchione del liceo): studio ogni cucuzzolo e individuo il Bärenhorn - Ma è quello che avevamo già fatto? - La Svizzera per la Laura continua a restare un buco nero - Ma invece in val Masino? - e questa invece resta la sua fissa dove dovremo tornare. Così la gita è bella che organizzata, passiamo a prendere la Gloria che ci avvisa che la sua amica pacca (peccato: stavo facendo l’abitudine a fare il gallo nel pollaio)e quindi puntiamo oltre il Gottardo, quella specie di “Weathergate” che separa ciò che sta giù da quello che è su. Il parcheggio sembra un po’ il raduno degli ex corsisti di cui ovviamente non ricordo un nome perchè la mia memoria è un po’ come quella di un criceto. Quello che invece ricordo abbastanza bene è il tratto iniziale che risale in falso piano la strada per il Susten e poi si infila nella valle laterale. Finito quello e abbandonata la traccia che sale al Chli Spannort è tutto terreno nuovo. Percorso sconosciuto che, a dire il vero, visto da qui mi accende qualche campanello d’allarme: provo a spegnerli ma quel pendio ripido che si para davanti al nostro sguardo proprio non mi lascia convinto. Cerco una qualche soluzione, un modo per aggirare l’ostacolo ma pare che, volenti o nolenti, dovremo andare a sbatterci il muso. È solo quando vedo un gruppo ben più avanti di noi che risale lo stesso percorso che mi tranquillizzo un po’: considerazione ideale per fare la fine dei topi in gabbia ma comunque efficacie. Arriviamo sotto il pendio e questo sale meno cattivo di quanto sembrasse visto da sotto; lo mangiamo un po’ come la cassöla: buona ma poi rischi che ti rimanga sullo stomaco e infatti poco oltre il tratto ripido la Laura accenna a tirare fuori bandiera bianca. Non ci credo: dei due lei è quella testarda che non abbandona l’idea della vetta, è impossibile che si arrenda! Eppure sembra proprio così: il Mondo non è più quello di una volta. Sono perplesso se proseguire o restare ma la Laura mi dice di andare avanti. Così continuo la mia marcia poi mi volto e lei mi segue: tiene duro nonostante visivamente sembri sul punto di cedere. Mi ricorda le mie crisi di fame: io però, codardo, gettavo la spugna. Superiamo così le ultime curve e poi raggiungiamo la sella: è strano guardare verso nord e intravvedere la pianura oltre gli ultimi baluardi rocciosi ma lasciamo da parte i sentimentalismi e superiamo gli ultimi metri che ci separano dalla sudata vetta. Ho qualche dubbio sulla discesa ma alla fine il temuto pendio si rivela meno impegnativo di quanto temessi forse anche perchè la neve è diventata una sorta di semi granita e poi, in basso, la Laura si getta in modalità donna-jet urlando - Non voglio racchettare! -
Cavallo Goloso
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