ZWOLFIHORN – RHEINWALD
domenica 19 gennaio ‘25
La fortuna aiuta gli audaci o forse più realisticamente quando si ha una botta di culo, si ha una botta di culo! La prima arriva sabato nel pomeriggio quando vengo graziato dal partecipare alla prima uscita del corso di scialpinismo. È una mezza liberazione perchè proprio ‘sto corso non mi va giù: sarà forse perchè in realtà so poco o niente e dover far finta di “conoscere” quelle quattro cose che dovrei “insegnare” mi urta e non poco. Finisce che alla fine mi riduco a far vedere la carta, provare a spiegare come si fanno le inversioni e spiegare alla bell’e meglio come funzioni la ricerca Artva. L’altro motivo, forse anche preponderante, è l’odiata “conchella” di fine gita generalmente passata al gelo quando il mio unico pensiero è fare come Baglioni, accendere a palla il riscaldamento in auto e filarmela a casa. Invece tocca starsene all’ombra ad aspettare che vengano divorate le vettovaglie buone per un pranzo di nozze. Comunque, siccome al corso c’è abbondanza di istruttori, mi danno il benestare e io gongolo. A quel punto quindi sono a piedi perchè la Laura dovrebbe andare sopra Mathon a fare il Parpeinahorn perchè quella è l’uscita che mi è venuta in mente quando mi ha chiesto qualcosa di facile e tranquillo. Ci provo lo stesso e le chiedo se posso aggregarmi al trio femminile, lei demanda all’altra Laura e così ricevo il benestare a fare il quarto incomodo (e forse loro si tolgono dall’impiccio di dover interpretare le linee colorate della carta). Mi ritrovo quindi a fare il passeggero sulla macchina delle donne mentre penso come siano cambiati i tempi rispetto a quando avere un componente del gentil sesso in gruppo era una manna dal cielo! La fortuna però sembra essere finita lì. Appena arriviamo in vista dei pendii del Beverin, ciò che si sente in auto è lo sfottò del - Ma siamo sicuri che servano gli sci? - In effetti sopra di noi più che il bianco domina il verde. Provo a giustificarmi - Eee... In effetti la carta della neve lasciava un po’ a desiderare... però dalla webcam sembrava ce ne fosse... non molta ma almeno un po’... Guarda, forse là in fondo, sopra Lohn - In effetti lassù sembra che la situazione sia un po’ meglio e, tra l’altro, ci potrebbe essere il vantaggio per il sottoscritto di portarsi a casa una nuova cima da sciatori della domenica. Al parcheggio incrociamo due ragazzi con la tavola e poi nessun altro: magari la useranno per il pic-nic ma voglio sperare che non sia così. Forse non c’è nessuno solo perchè è presto... Sì, come no! O forse perchè manca l’elemento base per sciare! Tiriamo su le nostre cose e raggiungiamo la partenza della “traccia”; è un po’ come essere sopra la schiena di un leopardo: il pendio è a macchie e io ci provo. Infilo gli sci e inizio a zigzagare. Passa poco che il bianco diventa nettamente prevalente e noi finiamo di dover giocare ad unisci i puntini. Questo è l’altro colpo della dea bendata. Così guadagniamo quota anche più rapidamente di quanto avessi pensato o mi fosse stato fatto credere tanto che mi viene il dubbio che forse si sarebbe potuto tentare qualcosa di più accattivante, magari poco distante da qui. Ma tantè: pensiamo a portarci a casa questa cima sperando che il tempo rimanga così ancora per qualche ora. Già, la questione meteo è la terza e ultima botta di culo (e scusate se è poco!). A discapito delle scarse informazioni che ho spulciato e che promettevano parzialmente nuvoloso, il sole, in realtà, trova ben poca opposizione nell’illuminare i pendii su cui ci troviamo. Pare proprio che oggi, oltre ad essere baciato dalla Laura, lo sia anche dalla fortuna! Arriviamo quindi in cima (anche se questa, come tutto ciò che sta nelle vicinanze, sembra una specie di protuberanza simile alle Highlands scozzesi piuttosto che una vera e propria vetta) dove ci accoglie la classica arietta di montagna che arriva dall’altro versante: una nuova vallata buona per altre gite da merenderos come questa. Poi ci buttiamo sulla discesa: pendii dolci e ampi ma la poca materia bianca non aiuta granchè con un manto in gran parte cotto e lavorato dal sole ma a consolarci c’è il pensiero delle leccornie che ci aspettano in auto con la consapevolezza che le divoreremo comodamente seduti al caldo.
Cavallo Goloso
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