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COLLE DI BASSA SERRA E LAGO VERNEY SUPERIORE – VALLONE DI LA THUILE

venerdì 15 agosto ‘25


Chi cerca trova e chi non cerca trova lo stesso, a volte anche suo malgrado. Il primo giorno ci siamo scaldati: ora si fa sul serio! Quindi vediamo di non perderci in chiacchiere e ci troviamo per le 8 a fare colazione così da avere il tempo di razziare tutto per bene ‘che al nostro confronto gli Unni sono nulla! E un po’ mi sento a disagio a chiedere al cameriere (Mario? Mauro? Marco? Va beh, un nome con la emme) l’ennesima fetta di torta. Ma lui se ne frega, continua a guardarmi da quegli occhiali che gli pendono sulla punta del naso costringendolo a tenere la testa lievemente reclinata all’indietro e forse sta solo pensando con quale ennesima battuta rispondermi. Nei quattro giorni di beato fancazzismo, non l’ho mai visto tirarli su quegli occhiali, come fossero incollati sulla punta. In compenso, di perle il Mauro (o Mario?) ne ha elargite a bizzeffe - Signori, cosa farei io? Ma non siete forse in vacanza? Io me ne starei a letto, in camera, a guardare la TV! - Questa la sua risposta quando gli chiediamo un consiglio su dove andare a smaltire la colazione. Gli altri ridono, io pure all’inizio ma poi un po’ meno: questo significa che mi tocca brancolare nel buio del mare magnum di Internet per trovare dove sgranchire le gambe. Un po’ come quando ci si trova davanti la vetrina di una pasticceria ma l’indicazione è chiara e perentoria: massimo compra una decina di paste! Certo: e io quali scelgo? Fortuna vuole che ho appena scovato una app interessante (no, non per scegliere i pasticcini), praticamente la scoperta dell’acqua calda dopo oltre una ventina di anni di frequentazione degli ambienti montani, filtro un po’, apro un paio di percorsi e sparo la sequenza di numeri. Che poi la Laura mi fa sempre la stessa domanda - Sviluppo? - Forse è ossessionata dallo scialpinismo dove il piano in salita significa poi racchettare in discesa. Invece io c’ho un’altra fissa: il giro ad anello. E questa volta ne tiro fuori uno che sembra molto interessante tra La Thuille e il passo del Piccolo san Bernardo.

Il parcheggio è sul pieno abbondante, sarà forse perchè alla fine è diversamente presto. Del resto noi degli insegnamenti del Samu sembra non sappiamo che farcene o forse non vogliamo farcene nulla perchè preferiamo farci servire un’altra fetta di torta dal Mario (o Mauro?). Ci allontaniamo dall’auto nel tempo in cui avrei potuto riflettere sull’esistenza e finalmente raggiungiamo il primo lago. Quello di fatto dev’essere l’obiettivo della maggioranza degli occupanti i ferri al parcheggio. Tondi mollaccioni. Noi svicoliamo (d’altra parte se io scelgo le gite, va da sé che si eviti la folla), perdiamo quota e ci abbassiamo nel fondovalle. Anche qui la cosa mi desta una certa sorpresa. Ma, del resto, è il solito discorso: cosa si può pretendere se la gita è stata “preparata” tra una porzione di yogurt con muesli e una con yogurt e frutta? Almeno ho una (vaga) idea della nostra direzione generale. Entreremo nella valle che ci sta di fronte, gireremo intorno ad un cucuzzolo e poi si tornerà dall’altro versante. L’unica certezza è che di là dovremmo incontrare un po’ di specchi d’acqua: giro ad anello e laghetti, il top dell’escursionista! Così ci infiliamo nella valle dove ovviamente non c’è nessuno se non un gruppo di vacche che brucano in lontananza e noi ci adeguiamo razziando i mirtilli che spuntano come funghi al lato del sentiero. Perchè almeno questo insegnamento del Samu lo teniamo in considerazione - I mirtilli fanno bene alla vista - e poi anche a qualcos’altro che però non ricordo. La valle termina e lo stesso dicasi per la benzina nel serbatoio della Laura che continua a chiamare il muretto per una sosta ai box. Ma io (e il Samu) niente: continuiamo imperterriti perchè puntiamo a completare la salita e perchè non siamo distributori di cibarie come il Mauro (o Mario?). Al giro di boa mi tocco il cuore e tiro il freno a mano ma non sono soddisfatto. La traccia prevede una breve deviazione alla sella soprastante dove prevedo (o spero) che ci sia una vista mozzafiato (no, non su Planaval) sul Bianco. Provo a sondare il terreno ma la Laura e il suo alleato (il Samu) pensano ad una bisca a carte mentre la Elena alla fine opta per starsene con i due giocatori. Così parto. Ovviamente alla sella ho praticamente raggiunto l’Eden, alla faccia dei 3 poltroni rimasti più in basso a fare non so cosa. Forse loro sì che hanno colto lo spirito del Mario (o Mauro?). Davanti ho l’intera serie di cime che dal Bianco arriva alle Grandes Jorasses, come una schiera di dolci messa in bella mostra in vetrina. Ma il giro non ha certo finito di stupire. Al rientro superiamo piccoli laghi, torrenti e vallette che mi ricordano i paesaggi eterogenei dell’Islanda finchè su una lastra di roccia inizia la nostra fortuna da rabdomanti. Diciamo le cose come stanno: io faccio il trova-robe dei poveri, la Elena quello dei ricchi: prima recupero un paio di occhiali e un bastoncino dal peso di piombo e poi, poco oltre, è la volta della Elena. Lei però scova un telefono per il quale, una volta rientrati alla macchina con le gambe di varie qualità di legno, rischieremo il travaso di bile per accordarci con la proprietaria che forse pensava di avere a che fare con il corriere BRT.


Cavallo Goloso


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