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RIFUGIO E PASSO ANDOLLA – VAL D’OSSOLA

sabato 18 e domenica 19 giugno ‘11


Con la due giorni si chiude anche questo corso di primavera dell’alpinismo giovanile: siamo diretti in una località nuova un po’ per tutti, scovata spulciando su internet visto che il rifugio in programma era già troppo pieno. I tergicristalli del nostro pullman danzano senza sosta nel vano tentativo di liberarsi dalle gocce che continuano a battere sul parabrezza finché il nostro viaggio termina. Ma il ticchettio ridondante prosegue imperterrito sui nostri ombrelli mentre la pioggia fa il bagno nel laghetto turchese che ci accingiamo a costeggiare. Una bassa coltre grigia ricopre come un mantello tutto il paesaggio mentre si specchia vanitosa nella tranquilla massa d’acqua. La nostra fila sgargiante e variopinta spicca nell’ambiente silenzioso mentre si fa strada lungo il sentiero pianeggiante scavato nella roccia ma del rifugio non vi è nessuna traccia. Camminiamo verso l’ignoto mentre le forme svaniscono pochi metri davanti ai nostri piedi. Solo il rombo del torrente che borbotta più in basso rompe il silenzio della valle addormentata: è carico d’acqua, una massa turbolenta e scalmanata che si contrappone al tranquillo sgocciolio dello stillicidio piovano. Poi finalmente si inizia a salire ma del rifugio nessuno vede traccia. Ci apriamo un varco nella nebbia sfruttando la generosa segnaletica finché finalmente spettrali si materializzano i cavi della teleferica che paiono sbucare dal nulla. Ancora pochi passi e finalmente raggiungiamo il caldo rifugio.

La graziosa struttura è completamente a nostra disposizione e così ci rintaniamo al suo interno per l’attività pomeridiana. Certo, all’inizio non è semplice ma poi scopriamo che anche una giornata piovosa porta con sè un fascino particolare: camminare verso l’ignoto è vivere un’inaspettata avventura mentre il tintinnio dell’acqua è una dolce musica e il calore di una stufa diventa ancora più gradito quando si è bagnati. Poi il rifugista ci delizia con un’inattesa pasta al sugo di noci seguita da una gustosa scaloppina con patate: alla fine siamo tutti satolli e beati mentre fuori infuria il gelido vento da nord che sbatte qua e là le bandiere.

Con il dopo cena arriva il momento della cerimonia di chiusura del nostro corso insieme alla tanto attesa lettura dei punti del nostro gioco, la consegna degli immancabili attestati e la prova per la futura tutrice Elisa che, in un immaginifico viaggio nelle veci del carrello della teleferica, ci racconta le paure, le emozioni e le avventure dell’oggetto che collega il solitario rifugio al paese.

La mattina ci saluta con un cielo terso mentre il vento della sera prima si è ora placato in fresca brezza. Puntiamo al passo dell’Andolla andando così a sconfinare nella vicina Svizzera. Il percorso è ben evidente sin dal rifugio come anche il nostro obiettivo che si staglia nell’azzurro del cielo. I ragazzi salgono divisi in gruppi da tre: c’è chi dovrà rappresentare sulla mappa il sentiero percorso, chi dovrà ascoltare i suoni e chi dovrà osservare le forme, la flora o la fauna. Dal passo si apre una vista su una piccola valle selvaggia che porta evidenti i segni di un ghiacciaio che deve averla lasciata non molo tempo fa; in alto domina la piramide del Weissmies, mentre il versante italiano mostra le sue cime rocciose che si specchiano nel lago artificiale.

Dopo pranzo iniziamo la discesa: dal rifugio verso il parcheggio è come camminare in un territorio sconosciuto mentre possiamo finalmente gustarci le bellezze che solo ieri si nascondevano dietro le nuvole.


Cavallo Goloso


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