SPIGOLO DI VALLEPIANA – PIRAMIDE CASATI
domenica 25 maggio ‘25
Il fatto che in una salita su roccia al corso base si provi una certa sensazione di disagio o, magari, anche un qualche brivido, oramai lo metto in conto. Anche se, come di fatto capita con tutte le caianate, quel momento arriva solo quando si hanno le mani sulla parete perché, di norma, prima si fa gli spavaldi e gli spacconi. Ma non avrei mai pensato che avrei addirittura sperimentato qualche interminabile minuto di puro terrore, roba che mi ha portato quasi a chiedere al Walter di lanciarmi la sua corda! Cosa che poi non ho fatto solo perché l’orgoglio ha avuto (faticosamente) la meglio. In realtà un piccolo brivido lo sperimento già al parcheggio quando il Walter mi propone la piramide Casati: da un lato l’idea è allettante e intrigante e mi eviterebbe di tornare ai soliti Magnaghi, dall’altro ho la fottuta paura di fare come la volta precedente, accodarmi ad una qualche altra cordata e finire per tornare ai Resinelli che è praticamente ora di cena. Però il Walter è motivato, gli allievi non dovrebbero aver problemi e quindi alla fine metto da parte i dubbi e, col solito lungimirante atteggiamento del “vedremo come andrà” mi incammino lungo la Direttissima. Probabilmente potrei quasi dire di conoscere ogni sasso, almeno fino al canale dell’Angelina (per altro questa guglia manca all’appello della collezione personale in Grignetta) poi il percorso diventa un po’ più vago anche se ho abbastanza chiaro che dobbiamo perdere quota prima dello strappo finale; su e giù, su e giù: sembra un po’ di essere sull'otto-volante! E io non ho mai gradito questo genere di giostre! Arriviamo all’attacco e, come volevasi dimostrare, la via è già occupata da due cordate. Altro corso, stesse situazioni e potenziale bivacco nell’aria. Partiamo male! Provo a far girare il macinino e pensare se possa essere meglio cambiare meta: l’unica alternativa che mi sovviene è la Cassin al Palma ma non sono poi così convinto che sia una buona idea anche perché la cordata davanti ha quasi completato il primo tiro e la seconda è sul punto di partire. Così mi metto comodo ad aspettare il mio turno e in modalità spaccone: d’altra parte fare il coraggioso seduto su una pietra non è poi così difficile! Il livello di sboronaggine è così alto che c’ho quasi il pensiero di salire con le scarpe d’avvicinamento. Tanto è solo quarto, forse quarto più. Per fortuna che un briciolo di senno mi resta e, più che altro pensando che sarebbe un’eccessiva spacconata davanti agli allievi, mi infilo le scarpette e parto. Dopo pochi metri ringrazio di avere quelle ai piedi al posto degli zoccoli d’avvicinamento. Il quarto non me lo ricordavo mica così impegnativo! Eppure, per il vero terrore devo aspettare la seconda lunghezza. D’altra parte, come ogni buon horror non si può sprecare subito la miglior cartuccia e così, lentamente, entra in campo il gelo. Il nuovo arrivato si presenta sotto forma della classica nuvola fantozziana che avvolge la montagna anche se, a dire il vero, la sua presenza è praticamente costante da quando abbiamo lasciato l’auto ma la sua azione si manifesta letale solo ora. Lascio la sosta con le mani intorpidite e, più salgo, più la situazione non fa che peggiorare. Nel giro di pochi metri, al posto delle mani mi trovo due specie di ganci rigidi, insensibili e perfettamente inutilizzabili. L’unico modo che ho per riconoscere le prese è la vista e con quella devo cercare di auto convincermi che quella che ho davanti sia quasi una specie di sbarra. Guardare in basso poi non aiuta, con le protezioni che si allungano a chilometri: inizio a pensare che se dovessi volare (e vista la situazione la probabilità non mi appare poi così remota) mi schianterei alla Homer Simpson. La soluzione potrebbe essere farsi calare una corda dal Walter. Oppure provare a scaldare i mega skyhook che ho al posto delle dita, provare a ragionare, guardarmi intorno e vincere il moto di terrore. Alla fine riesco ad averne la meglio anche se è un duro testa a testa: supero il muretto e mi trovo in una zona un po’ più semplice finchè finalmente arrivo alla sosta. Sui tiri successivi la situazione migliora decisamente: le mani si scongelano e alla fine raggiungiamo la cima che è ancora relativamente presto. Poi però siamo un po’ ad inculandia rispetto le strutture della Grignetta e finisce che arriviamo verso le 4 ai Resinelli, giusto il tempo per aspettare oltre 2 ore che l’ultima cordata del corso faccia il suo rientro dai Magnaghi.
Cavallo Goloso
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sabato 11 maggio ‘13
È matematico: se inizio la giornata con un ritardo, non posso che chiuderla ugualmente. L’appuntamento é per le 6:30 a Lipomo, tipico orario caiano più che appropriato per il corso base d’alpinismo con destinazione Piani dei Resinelli. La sveglia però non suona e ci pensa Micol a farmi tornare alla realtà, solo che sono le 6:50! Scatto come una molla, afferro i vestiti e i biscotti per la colazione, mi fiondo in auto e schiaccio l’acceleratore a tavoletta verso la Grignetta; le lancette dell’orologio corrono rapide ma i pistoni della Punto guadagnano secondi su secondi e alla fine, quando arrivo a destinazione, il gruppo non si é ancora compattato. Così, colmata la potenziale voragine temporale, devo solo scovare qualcun altro che non voglia andare ai soliti Magnaghi o a fare il giro del Fungo; la fortuna sembra soffiare per il verso giusto e così mi dirigoo verso la Piramide Casati mentre il gruppo si sparpaglia tra le varie guglie della montagna. Superiamo le catene e la scala di ferro, quindi il gruppo del Fungo dove una colonna tipo rientro dalle ferie di agosto attende il proprio turno per salire la Corti. Quasi come quando ero venuto con Fabio: il deserto dei Tartari! Il ricordo accende però la lampadina del super sbattimento: quella volta puntavamo al Palma ma poi, visto il percorso tipo spedizione himalaiana, avevamo desistito puntando appunto a torrioni più vicini. Oggi invece, anche grazie all’assenza di neve e all’assetto decisamente più leggero, i numerosi sali scendi scorrono con meno patemi e, in un tempo ragionevole, raggiungiamo la base dello spigolo. Prendiamo il bigliettino: Daniele ha il 3, Giaguaro il 4 e al sottoscritto tocca il 5. Se il salumiere è rapido e efficiente, i primi due clienti dovrebbero sbrigarsela in fretta. Ci mettiamo quindi comodi in attesa tanto più che in zona le pareti sono quasi tutte bagnate e questa sembra essere l’unica possibilità di salita.
Il negoziante può essere anche accondiscendente, ben disposto e rapido nel servire (leggi: salita semplice, spigolo apparentemente asciutto e sufficientemente chiodato) ma se il cliente non si decide tra la bresaola equina stagionata o quella un po’ più fresca, non è che possa fare i miracoli! Il corso che ci precede svela subito i suoi punti deboli: non abbiamo davanti degli speed climbers e, mentre un allieva batte in ritirata, l’altra sale con lentezza estenuante. Almeno la resa fa si che il cliente col numero 2 si defili lasciando un posto vuoto in coda.
E alla fine, dopo più di un’ora di attesa, arriva anche il mio turno. Superiamo le prime tre lunghezze di una via dolomitica senza problemi, se non fosse che davanti il numero 1 non si ricordi se la nonna gli aveva chiesto la Bologna con o senza pistacchi: una scelta difficile!
Arriviamo al punto di valutare di buttare le doppie e lasciare perdere i formaggi ma i nostri allievi sono agguerriti più che mai: la via sa da fare! Oramai siamo in ritardo e l’appuntamento per le 4 ai Resinelli è certamente saltato quindi avvisiamo gli altri e attendiamo impazientemente il nostro turno. Così, mentre là davanti sono indecisi tra il grana stagionato 24 o 36 mesi, ci trastulliamo in sosta attendendo il nostro turno per gli ultimi aerei metri finchè finalmente la parete si appiattisce e davanti ai nostri occhi si materializza l’obelisco di vetta.
Se il ritrovo con il resto del gruppo è completamente andato a monte (tanto che arriveremo 3 ore dopo rispetto quanto stabilito), di contro potremmo scendere in compagnia di un bel temporale di cui si vedono le avvisaglie proprio sopra Lecco; la discesa si trasforma così in una gara contro la scura nuvola che fortunatamente passerà poco a sud senza scatenarsi sopra le nostre teste: sarebbe stato l’epilogo di un’ordinaria giornata di caianesimo!
Cavallo Goloso
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