FLUELUCKE – MEIENTAL
domenica 13 aprile ’25
Il Walter vuole mettermi alla prova, forse per verificare che non sia un babbaleo e abbocchi ad ogni sua sparata o forse semplicemente perché si è stufato di fare quello che lancia le proposte ad una tenia (il sottoscritto) che è lì ad aspettare che qualcuno le scarichi una badilata di Caianesimo; meglio se Extreme. Così prova a spararla - E se andassimo al Sustenhorn? - ho un dubbio ma lo tengo per me: prima voglio verificare cosa dica la rete per non togliere ogni eventuale dubbio sulla mia natura da fessacchiotto. - Ehm… il passo è ancora chiuso… - rispondo al Walter infondendo il primo dubbio che forse un senso critico ce l’ho pure io. D’altra parte, come dice il Walter (e qui torno a fare il babbaleo), il meteo non permette di spostarsi oltre la Meiental così provo a studiacchiare una qualche alternativa acquisendo ancor più consapevolezza che sto rapidamente esaurendo le possibilità offerte da questo parco giochi. Tiro quindi fuori una “non cima” esposta più o meno a nord ma con l’unico difetto che dovremo partire con gli sci in spalla ma su questo non ci formalizziamo certo e, anzi, forse ci piace anche come a dimostrare che anche il Walter sia un po’ un gonzo. E allora il Walter ci riprova a mettermi alla prova - Ok, va bene, allora ritrovo alle 4:30? O facciamo alle 5? - Sono nuovamente assalito dal dubbio: ora, va bene voler fare i caiani puri ma, con sole 2 ore di auto, mi pare un po’ prestino trovarsi quando i discotecari sono ancora impegnati sulla pista da ballo così riesco a spuntare il ritrovo alle 5:30. Ovviamente al parcheggio del villaggio di Meien non c’è anima viva (chissà poi perché). Il problema è che sembra che pure la neve abbia levato le tende. Ma noi siamo dei muli (cocciuti) e partiamo anche perché così siamo certi di soddisfare la nostra voglia di passeggiare un po’ con i ferri da stiro ai piedi e i legni che fanno le antenne sullo zaino. In realtà la scampagnata si rivela più breve di quanto gli iettatori avrebbero sperato e così ci troviamo in un simpatico anfiteatro che però sembra un po’ una trappola per topi o, per dirla alla francese, un cul de sac. Ci guardiamo attorno, diamo un occhio alla carta e il Walter conviene sia il caso di darmi una tregua dal continuo mettermi sotto pressione e indica l’unico punto in cui pare si riesca a superare la barra rocciosa che ci circonda. Così iniziamo la nostra sfacchinata passando tra un canaletto e l’altro e tra i resti di una partita di bowling con palle ghiacciate in cui speriamo di non fare la fine dei birilli. Provo a focalizzare i vari passaggi e cambi di direzione perché se in discesa dovessimo sbagliarne qualcuno, potremmo trovarci in situazioni poco simpatiche. Ovviamente poi la lezione mi rimane appiccicata in qualche modo stile post-it col risultato che perderò alcune informazioni e saremo costretti ad una breve e noiosa risalita. Superato quindi il pianoro soprastante, provo a capire dove diavolo possa essere la nostra meta che, al momento, risulta totalmente dispersa in un mare di nubi che lasciano intravvedere un ambiente più idoneo ad un paio di scarpette piuttosto che a due gonzi con gli sci. E qui il Walter tenta l’ultima volta a mettermi alla prova. È passato in testa dopo che ho fatto scivolare la barretta come un qualunque neofita cui si ribalta lo zaino aperto (forse è proprio per quello che il Walter, evidentemente ancora preda del dubbio, decide di testarmi nuovamente) e quindi lui si avvia esattamente nella direzione opposta a quella in cui si dovrebbe trovare il Fluelucke. Attonito, lo osservo per un attimo prima di richiamarlo - Ehm… Walter… ma dove vai? La cima è dall’altra parte… - al momento non ho ancora chiaramente focalizzato che non arriveremo in vetta sostanzialmente a nulla se non ad una sella dispersa in un mare di nebbia. A quel punto comunque la direzione più o meno vaga e, quando raggiungiamo la meta, sull’altro versante non hanno ancora aperto il sipario grigio che copre tutto il panorama oltre una manciata di metri dalla punta degli sci. Lasciato quindi ogni indugio ci tuffiamo lungo la discesa, superiamo il primo pendio e poi il pianoro (quello al termine del quale il Walter mi ha lanciato l’ultima prova) e, rapidamente, ci avviciniamo alla resa dei conti del mio studio post-it. A quel punto di foglietti gialli ne ho persi a bizzeffe e così finisce che sbaglio strada mentre prima a destra, poi a sinistra e quindi ancora per almeno un paio di volte a destre rombano le slavine e la conseguente strisciata marrone nella valle tra le chiappe.
Cavallo Goloso
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