VIA DELLO SPIRITO – PIZZO BALZETTO
sabato 23 agosto ‘25
Era tempo che Quintino non godeva come un riccio. E quando l'astinenza è così lunga, il piacere è ancora maggiore. Lassù, i sacri padri del Caianesimo hanno tutti levato i calici, inamidato i loro baffoni e forse solo sentenziato che l’unico neo è stato l’avvicinamento in funivia. Ma si sa: siamo negli anni 2000 e qualche comodità ce la concediamo. Bull ha sottolineato che lui sarebbe arrivato in bici da casa e gli altri gli hanno risposto che, certo, poi si sarebbe fatto un bel tuffo nel Mera e per qualche settimana sarebbe stato fuori gioco con un raffreddore da cavallo! Preuss invece che avrebbe fatto la via slegato e poi sarebbe tornato indietro dalla stessa strada e allora gli altri a chiedersi perchè diavolo si sarebbe portato dietro il martello. Insomma, qualcuno qualcosa da dire ce l’ha sempre ma, in fondo, i bollini piovono e noi ne facciamo incetta. Certo, anch’io salgo sul carro di quelli che torcono il naso all’idea di pigliare la funivia: sono anni che non salgo all’Albigna perchè quel ferro mi sembra togliere un po’ di poesia. Ma, se voglio fare il romantico, il Walter mi dice che posso anche salire a piedi. Non ci penso su molto e mi accodo alla fila per il biglietto anche perchè oggi è il battesimo Caiano del Richi e ritardare la festa non mi pare opportuno. Attraversata la diga entriamo in un altro mondo, il divario è netto: il sentiero sparisce sotto i nostri piedi e viene sostituito da una traccia su cui faccio l’equilibrista ubriaco. A volte mi domando come possa riuscire ad arrampicare, sempre che tirare erba e chiodi rientri in questa attività. Individuare l’attacco è un gioco da ragazzi: netto diedro con annessa erba, l’FF avrebbe girato i tacchi nell’immediato ma noi no, siamo qui per questo. E Ruchin gongola. Tocca a me aprire le danze perchè il filo d’erba ha deciso così. Inizio a salire e finchè il diedro è appoggiato tutto va bene. Poi questo inizia a rizzarsi, compare un po’ d’erba e io inizio a riflettere sulla distanza delle protezioni. Il prato aumenta e il pensiero diventa qualcosa di più finchè arrivo alla sosta. Sospiro di sollievo. O forse no? L’accrocchio di cordini marci non ispira fiducia. Collego i ferri che devono aver passato tempi migliori e delicatamente mi appendo. Tiene. Però mi sentirò più tranquillo quando il Walter mi assicurerà dall’alto. Intanto deve superare un bel passo che al mio turno ringrazio di affrontare da secondo mentre l’erba continua a regnare e Quintino esulta. Qualcuno tirerebbe fuori anche un bel decespugliatore ma Cassin lo squadra e subito l’aggeggio torna al suo posto. Al terzo tiro è l’apoteosi. Non dell’erba (quella lì praticamente non c’è): è il tripudio del Caianesimo! Parto dalla sosta, mi sposto a sinistra e arrivo sotto un diedrino che è il regno del muschio umido, tipo una specie di tappeto di alghe. Forse se avessi il 4 (o il 5) potrei proteggermi e tentare ma in queste condizioni mi vedo con la caviglia del Walter su Impressioni di Settembre. Così inizio il balletto (la Laura ne sarebbe stata fiera): sinis, dest e ancora sinis! Traverso ancora a sinistra ma la placca mi sembra troppo ripida; torno a destra e il diedro è ancora esageratamente umido e muschioso. Così mi tocca provare nuovamente a sinistra dove forse ho individuato una scappatoia. Arrivo ad un saltino, piazzo un friend che sembra una bomba (tanto se dovessi cadere da poco più in alto ad esplodere sarebbero comunque le mie caviglie). Mi ribalto sopra e i fatti sono due: o sono nella cacca o sono salvo. Sperando nella seconda inizio a navigare nel mare di placche soprastante. Per fortuna queste diventano sempre più docili, poi arriva un fix (Preuss si volta dall’alta parte), una sosta e, poco sopra un’altra: sono salvo! Il prossimo tiro sarà un problema del Walter: ah, quanto è bella la solidarietà caiana! Ma di fatto le colonne d’Ercole le abbiamo superate e questo rende forse più amaro il ritiro del Gabri e del Richi che poi si slogheranno i polsi nella maratona di morra cinese in attesa che noi ci si rifaccia ancora vivi. Superiamo un’altra lunghezza in cui un giardiniere sarebbe andato in visibilio ma, d’altra parte, il Caianesimo senza un po’ di vegetali è un po’ come la zuppa senza crostini. Poi ancora roccia fino al primo tiro di terzo che dire terzo è riduttivo: dietro quella difficoltà c’è un po’ un mondo. Come il terzo alla fine del caminetto iniziale della Segantini: il terzo più duro del mondo. Io, il terzo alla via dello Spirito lo faccio da secondo e col cavolo che lo avrei fatto in conserva! Però poi ci tocca cambiare assetto perchè la parete sembra infinita e pensare di salirla a tiri equivarrebbe ad un bivacco assicurato. Così iniziamo la nostra cavalcata confidando che le difficoltà siano più in linea con la relazione. Ci va bene ma lo spigolo sembra non finire mai: appena spiana e da l’idea che oltre non si possa andare, ecco che all’ultimo ne compare un altro pezzo. E noi dietro a “correre” con le corde che sono l’unico mezzo di comunicazione. Ma anche in questo sta il bello (almeno finchè la lancetta dell’energia non precipita al rosso fisso): un’avventura formato ridotto che sembra non terminare mai. Poi sul finire il Walter ha un conato di Caianesimo, si riscopre FF e cerca il duro nel facile. Detassis si alza inorridito. Lo richiamo, seguo il mezzo sentiero che sale a destra del tratto finale dello spigolo e arrivo finalmente dove la montagna smette di salire. Solo che della sosta di calata nemmeno l’ombra. E così inizio l’ultimo balletto per fare felice la Laura finchè lo sguardo mi cade sulla sosta: sarebbe fatta se non dovessimo poi sorbirci la passeggiata fino a valle perchè, nonostante il Walter sostenga sia roba da poco, a me pare non finisca mai ma, d’altra parte, volendo far godere il Quintino, un minimo di sofferenza è d’obbligo!
Cavallo Goloso
Per lasciare un commento, clicca QUI