SIURANA E MARGALEF – CATALOGNA      

venerdì 06, martedì 10 aprile ‘18


“Sei stato sulla Rambla?”

“Certo che no! Mica ero in Spagna per fare artificiale estremo! Gli ho solo dato un occhio da lontano”

“Un occhio da lontano? Ma non eri a Barcellona? E non sei andato a farci quattro passi?”

“Quattro passi sulla Rambla? Certo che no! Caso mai potrei farci una sequenza di staffate! Mica sono così forte!”

La mia collega mi squadra dall’alto in basso come avessi appena detto un’oscenità mentre scuote la testa incredula. Il suo sguardo non riesce a nascondere ciò che sta pensando sul mio conto: devo avere certamente qualche rotella fuori posto!

Intanto l’appendice atrofizzata tra le gambe fa come Dante all’ingresso dell’inferno e, se continuo con queste fisse arrampicatorie, lascia ogni speranza di venire in qualche modo utilizzata.

Poi la nave dei ricordi salpa e io mi incanto a pensare ai cinque giorni da FF, alla colonna sonora a base di ZAH! SAH! AH! FUH! e al bordello che in 4 siamo riusciti a fare come fossimo un branco di milanesi durante le ore d’aria in falesia del weekend.

Zootropolis devono averlo girato in Catalogna. Mentre con una certa impazienza attendo che mi venga consegnata la macchina, il bradipo dall’altra parte del tavolo se la vede con due sveglione con la carta di credito scaduta quindi lentamente gira i suoi piccoli occhietti verso il sottoscritto e, con l’enfasi del parroco alla predica del Venerdì Santo, mi chiede in cosa possa essere utile. “Un etto di prosciutto e due panini, grazie!”. Finalmente, dopo aver liberato Excalibur dalla morsa della pietra, esco dal gabbiotto con le chiavi dell’auto in mano e, con lo scotch alle palpebre, ci avviamo all’Ibis dei poveri.

La mattina devo assolutamente fare un carico di calorie in previsione del deperimento dei prossimi giorni tanto che i miei amici restano tra lo schifato e l’allibito di fronte alla 13 o 14 brioches che mi ingollo: una colazione appena sufficiente per le fatiche che mi attendono! Così rinvigorito sono pronto a fare Carlos Sainz sull’infinita sequenza di curve che da Reus salgono al campeggio di Siurana dove i due poveracci seduti sulla fila posteriore sbarcano come dopo una traversata atlantica. A mettere a posto gli stomaci ci pensa Tony “the Rain Man”, il guru nonché valorizzatore della zona e massimo esperto delle previsioni locali: pioggia, pioggia e ancora pioggia intervallata a tratti da un po’ di diluvio e da qualche raffica di vento. Mi viene voglia di sboccare ma, almeno, entriamo in possesso del nostro bungalow con tanto di letto matrimoniale e due singoli nella stanza cucinotto. Ci guardiamo in faccia ma siamo solo quattro piselli senza alcuna gnocca al seguito così Teo propone a Cece di occupare il letto doppio avvisandolo che di notte è abituato a ronfare avvinghiato a qualcosa; Cece lo guarda perplesso mentre risponde che userà i tappi come apposito chiudi chiappe perchè va bene essere FF ma la prima F è solo figurativa! Rimasti quindi i letti singoli, l’illuso Marco tira un sospiro di sollievo senza lontanamente immaginare che, alla fine della vacanza, si troverà con una buona riserva di legna dalla rinomata segheria Fraclimb. Occupato il bungalow come una squadra di Unni, ci catapultiamo quindi a porre fine al silenzio di Siuranella e dell’Herbolario. Lo iettatore Rain Man pare però averci visto giusto perchè, appena posati gli zaini alla base della falesia, qualcuno apre i rubinetti e noi ci troviamo sotto la doccia. Così mentre l’acqua scende, il livello depressivo sale in modo diametralmente opposto e le pentole di fagioli iniziano a borbottare insistentemente: arrivati infatti in Spagna convinti di trovare sole e caldo, siamo invece proiettati in un perfetto clima irlandese!

La pioggia però dura poco alla faccia del porta rogna così Cece si butta sul tiro di “riscaldo”, un diedro di 7a dato tra i più belli della falesia. Non sono decisamente abituato a partire così duro ma, mentre risalgo la struttura, mi sento particolarmente bene. Arrivo al chiave, incastro per bene, mi faccio guidare dagli incitamenti dal basso e arrivo al buco buono nascosto. Da lì devo solo gestire e poi arrivare in catena chiudendo il tiro flash: praticamente mi sono già ripagato la vacanza.

Sabato tira un vento che metà basta: più che una tranquilla vacanza da FF sembra che la campagna di Spagna si stia trasformando nella campagna di Russia! Ci lasciamo guidare dai consigli della signora del campeggio e, dopo aver spostato l’auto per una manciata di centinaia di metri, arriviamo al parcheggio di Siurana dove il vento soffia come un mantice impazzito: Eolo dev’essere particolarmente incazzato. Speriamo che, dopo aver incontrato Rain Man non abbiamo conosciuto Wind Woman! Ci guardiamo perplessi con Cece sempre più convinto che saremmo dovuti andare al Pati. Così, mentre scendiamo alla volta dei settori Can Toni Gros e Salt de la Reina Mora, l’informatrice diventa ben presto “la vecchia”, colei che non capisce un fico secco (in realtà l’espressione sarebbe un po’ più colorita) finchè, davanti alle pareti d’arrampicata, il pesante alito post focaccia alla cipolla di Eolo non si fa praticamente sentire. Possiamo così rompere il monotono silenzio con le nostre urla da battaglia che, alla fine della giornata, mi portano a salire flash un altro 7a lungo un diedro strapiombante che mi mangio quasi con la stessa facilità delle brioches dell’Ibis.

Domenica piove. Rain Man sembra abbia ragione ma noi abbiamo l’asso nella manica: Cece. Gli basta sfogliare la guida (ma in realtà la conosce a memoria) per trovare un posto verso il mare dove poter scalare. Così, con mia somma gioia, mi metto nuovamente al volante dell’Ibiza con i 3 passeggeri dotati di altrettanti sacchetti anti sbocco e quindi siamo pronti per la sequenza di curve in direzione della falesia di Masriudoms. La parete è uno stomachevole antro gigantesco con soli 2 tiri “abbordabili” e i restanti dal 7b in su ma, nonostante le difficoltà, la calca ricorda le migliori giornate nel lecchese con frotte di arrampicatori ad assediare i tiri. Io e Marco ci guardiamo in faccia perplessi girovagando a destra e sinistra alla ricerca di qualcosa di umano che però non c’è finché, alla fine, ci accaparriamo un 7b+ sperando di venire a capo di qualche movimento. In realtà riesco solo a dare dimostrazione che il cervello, alla fine, è pur sempre il muscolo più importante inventando una prolunga per il furbo dell’amico che mi permette di raggiungere la sosta finale. Ci stiamo così dilettando in massacranti tentativi sul tiro quando un assordante “mierda!” seguito da un tonfo sordo gela tutti i climber: il macigno ciclopico saltato da un 7b+ giace ora in 4 pezzi nello stesso punto in cui, un attimo prima, una lesta ragazza, scampata per un soffia dal diventare una poltiglia informe, stava osservando l’arrampicatore!

Lunedì inizia con un’altra sequenza di curve, un infinito districarsi di svolte lungo la strada per Margalef che, giusto per gustarci un po’ di più, prendiamo dal lato più lungo. Così, dopo aver navigato nell’entroterra catalano, aver saggiato i muri verticali e gli strapiombi estremi eccoci alle prese con i buchi del conglomerato di Espadellas, lontano e bel parente della roccia di Paderno e sul quale, a fine giornata, riesco a chiudere a vista due 7a. Evidentemente devo rivedere le mie colazioni italiane e iniziare a scofanarmi di maxi brioches o abbondanti fette di torta. Alla peggio diventerò una palla di lardo buona solo per scalare in placca!

La sera Rain Man colpisce ancora perchè, evidentemente, la sua fonte di reddito non è solo il campeggio ma anche una rivendita di ombrelli! Solo che questa volta abbiamo un’apparizione: Gesù se ne sta tranquillo al suo tavolo a mangiare bruschette e omelette mentre noi 4 facciamo più cagnara di una scolaresca. La presenza del Messia un po’ ci rincuora: se è qui per scalare, non potrà certamente piovere. Infatti martedì le previsioni di Rain Man sono ancora cannate e noi finalmente andiamo al Pati. Se non altro potrò vedere l’unica Rambla di cui me ne freghi qualcosa. In falesia incontriamo ancora Gesù alle prese con telefonino. Forse sta chiamando l’arcangelo Gabriele per fargli una sicura o si sta assicurando che il padre non cacci tuoni e fulmini. Noi invece ci divertiamo a girovagare tra i tiri migliori escludendo gli strapiombazzi dei gradi 8 e 9 perchè, non avendo preso in prestito il telefono del Divino, non possiamo chiedere che si spenga la forza di gravità. Nonostante questa resti pari a 9,8 riesco a chiudere la vacanza in bellezza prima con un 7a a vista e poi con un 7a+ tra il flash e l’on sight. Poi uno scoiattolo base jumper mi saetta davanti tuffandosi su un arbusto o forse dovrei dire sfracellandosi tra i rami della pianta: evidentemente da queste parti bisogna stare molto attenti a quello che arriva dall’alto!

Così alla fine ho imparato due cose: la prima che, in linea generale, da queste parti i gradi sono un po’ più generosi che dalle nostre parti ma, di contro, la chiodatura lascia decisamente parecchia aria sotto le chiappe. La seconda è che la vecchina con la falce che ha preso i nostri stessi aerei deve avere un debole per il sottoscritto e, soprattutto, non è una contadina volata in Spagna per un seminario sulle culture biologiche!


Cavallo Goloso


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