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TRACCIOLINO – VAL CHIAVENNA

domenica 30 maggio ‘21


Dei sette nani ne è rimasto uno solo che poi si è stirato come l’uomo di gomma col risultato che ora si trova due gambe lunghe così e due braccia che sembrano quelle di uno scimpanzè. Il problema è che, con simili dimensioni, rischia di picchiare la crapa contro la volta delle gallerie: non ci fosse il caschetto della prima guerra mondiale a proteggerlo, sarebbe probabilmente pieno di bernoccoli. Biancaneve invece ha fatto la tinta ed è diventata biondina; per il resto è sempre una gran gnocca, anzi, lo è di più dell’originale. Poi manca la strega o, almeno, manca quella col naso adunco e il bubbone peloso, la gobba e il vestito nero col cappuccio che deve aver comprato nella stessa boutique di quell’altra signora in nero e con la falce che spesso mi ha fatto compagnia nelle mie scorribande caiane. Perchè, dicevamo, forse una strega c’è, un po’ cambiata ma resta altrimenti che storia sarebbe? E la strega poi ora si è personalizzata, una strega 2.0. Per il Nano Bislungo sono i freni della bici che non si sa bene se effettivamente funzionino o richiedano l’intervento della suola delle scarpe (per altro pure queste ridotte a delle slick da Formula 1). Per Biancaneve-Gnocca-Biondina è la salita iniziale decisamente più indigesta della mela rossa.

Tutto è iniziato un po’ per caso: Paolo è stato fulminato sulla via per Damasco, io non ricordo dove, probabilmente seduto al tavolo della sala o, al massimo, sulla strada per il Baradello; fatto sta che l’idea mi balza fulminea colpendomi come Bengiamino Franklin con l’aquilone sotto il temporale: perchè non andare a fare il Tracciolino in bici? Così, detto fatto, eccoci ad inseguire altre tre auto lungo gli stretti tornanti che salgono la val dei Ratti. Una volta era diverso: già arrivare al tracciato del trenino era un bell’antipasto per quello che sarebbe stato il dopo ora invece praticamente l’auto ti deposita le chiappe sui binari e il risultato è che c’è la ressa della fiera del paese. Così mi faccio prendere dal panico dall’assenza di parcheggio e, all’ennesimo tornate, fermo il mezzo motorizzato per avviare quelli a pedali. Il risultato è che ci smazziamo mezzo Mortirolo con Biancaneve-Gnocca-Biondina che, alla fine, colleziona 6 infarti (uno per ogni tornate) e un paio di blocchi cardiaci mentre i polmoni se ne stanno al loro posto grazie all’armatura schiaccia-tette che ingessa tutto.

Poi finalmente iniziamo a respirare; il Nano Bislungo al posto del piccone porta lo zainetto con le cibarie e l’asso nella manica per le gallerie: la frontale a batterie al posto dell’antiquato lumicino a candela. Forse, se avesse avuto quest’ultimo, avrebbe almeno potuto illuminare un pochino di più del nulla cosmico di una frontale scarica. Pedaliamo infatti facendo un po’ di slalom tra gli altri escursionisti fino alla prima galleria, la più lunga nonchè l’unica con la luce e fin qui tutto occhèi ma alla successiva, una specie di buco nero in cui si potrebbe rintanare un orco, i nodi vengono al pettine. Biancaneve-Gnocca-Biondina, con gli occhioni azzurri da cerbiatta, guarda speranzosa il Nano Bislungo che, forte della situazione, estrae la sua fonte luminosa e la passa alla donzella. Lei la accende e poi si mette a ridere vedendo il faro di luce che non rischiarerebbe nemmeno la scatola dei fiammiferi. Rimetto la frontale al suo posto e ci affidiamo alla tecnica del procedere a tentoni. Fortuna vuole che la galleria, superato un gomito, permetta il passaggio di uno spiraglio di luce evitandoci lo schianto contro le pareti. Per il resto tutto fila liscio: non buchiamo e, dopo la pausa pranzo e il semi pisolino, arriviamo in vista di Codera. Il Nano Bislungo farebbe anche un tentativo verso il rifugio Brasca ma poi gli vengono in mente il cuore di Biancaneve-Gnocca-Biondina, i freni di dubbia tenuta e il fatto che lunedì dovrebbe lavorare e così opta per circumnavigare la boa in corrispondenza della fine del sentiero e iniziare il rietro. Ora le gallerie sembrano meno buie dell’andata anche se sarebbe da capire come il nero pesto possa essere definito più o meno chiaro ma tantè. Arriviamo all’inizio della discesa e Biancaneve-Gnocca-Biondina domanda: - Ma i tuoi freni funzionano? - - Speriamo... – e poi giù lungo la mulattiera fino al Caddy, raggiunto il quale il Nano Bislungo si ritrova ancora con la suola integra delle scarpe! Resta però un mistero da risolvere: perchè in discesa tutto sembra più ripido di quanto non appaia in salita?


Cavallo Goloso


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