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CAPANNA MONTE LEONE – VALLESE

domenica 16 settembre ‘12


Siamo cocciuti ma la cocciutaggine alla fine paga. Ancora una volta abbiamo messo in programma la capanna Monte Leone al Sempione nonostante tutti i passati tentativi siano sfociati in un nulla di fatto. Questa volta, almeno, abbiamo dalla nostra parte le previsioni meteo, così fiduciosi ci avviamo all’appuntamento con il pullman. Il gruppo è al completo ma del torpedone nessuna traccia e in noi si fa strada l’idea che, come è già capitato un paio di volte, l’autista sia andato a Muggiò, in provincia di Milano invece di venire a Como! È la maledizione del Sempione! Poi finalmente, dopo alcune telefonate e un’attesa di circa 40 minuti si profila in lontananza la sagoma del mezzo che, rombando allegramente, si ferma davanti a noi permettendoci finalmente di partire speranzosi alla volta del nostro obiettivo. Ovviamente a Domodossola ci sono le nuvole. Valichiamo la frontiera ed è ancora coperto: è il malocchio che continua a fare il suo corso! Saliamo verso il Sempione e il cielo resta sempre grigio, ma di quel colore che infonde un briciolo di speranza mentre le nuvole sembrano sul punto di squagliarsi come neve al sole; all’ospizio infatti brilla il sole. Con il ritardo accumulato in partenza abbiamo però i tempi contanti; l’orologio corre e l’unica soluzione è dividere in due il gruppo dei ragazzi sperando che almeno i Nazgul riescano finalmente a sfatare la fama della capanna.

Camminiamo quindi di buona lena su un sentiero pianeggiante che costeggia un piccolo torrente mentre in lontananza intuiamo l’avvicinarsi della salita ma della capanna neppure l’ombra. Poi finalmente iniziamo a guadagnare quota mentre intuiamo che il percorso debba condurre alla bocchetta davanti a noi; invece, quando la meta sembra ad un tiro di schioppo, il sentiero da un colpo di coda, si ribella e piega decisamente a sinistra. Comincio a pensare che in realtà il rifugio sia solo un mitico miraggio, una proiezione della fantasia galoppante del gruppo di accompagnatori dell’AG. Eppure una miriade di escursionisti percorre la nostra stessa traccia: possibile che tutti siano preda di questo stritolante sogno?

Davanti a noi si profila intanto un’altra bocchetta che spero sia anche l’ultima. Ne raggiungiamo il culmine e al di là un limpido laghetto contrasta con i colori rossastri delle rocce; sembra di essere in un oasi nel deserto dai caldi colori autunnali mentre poco oltre si alza la sagoma della capanna. Ce l’abbiamo in tasca, finalmente possiamo mettere una pietra su questa gita. Il magico legame sembra finalmente sciolto o forse no?

Sbrighiamo velocemente la pratica pranzo e dopo un’attività sulla bestia che immaginiamo vivi tra questi picchi riprendiamo la strada verso il Sempione. Il pullman ci aspetta al parcheggio e, evidentemente, si deve essere affezionato a questi luoghi ancorando la sua imponente mole al piazzale tanto che, quando l’autista prova ad avviarlo, questo ammutolisce restando poi senza parole. Il suo rombo impavido sembra oramai solo un lontano ricordo. Così, dopo averla finalmente conquistata, sembra che la capanna ci voglia tenere con sé!

Pianifichiamo quindi ogni possibile scenario, anche il rientro in treno a Chiasso per mezzanotte finchè un torpedone samaritano francese da la giusta scossa che riavvia il nostro mezzo permettendoci così di lasciare questo luogo stregato.


Cavallo Goloso


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