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BOCCHETTA DI CHIARO – SPONDA OCCIDENTALE DEL LAGO

sabato 07 dicembre ‘13


Oggi va di scena l’escursionismo! L’orologio ha fatto migliaia di giri, le settimane sono volate e il calendario ha voltato più pagine: insomma, è tempo che Micol torni a calcare le pagine del sitodiriferimento! Scegliamo un rientro in punta di piedi, senza pretese di caianesimo extreme calando gli assi sulle montagne di casa. Spulcio la guida alla ricerca di una passeggiata tranquilla anche se l’istinto porta l’occhio su dislivelli a quattro cifre ma poi impongo di assecondare i patti fino a scovare ciò che sembra calzare a pennello.

Sbrigate alcune faccende impreviste, finalmente ci avviamo verso Gera mentre continuo a ricalcolare i tempi necessari per raggiungere la meta convinto che forse siamo stati eccessivamente confidenti. I tornanti poi sembrano salire all’infinito tanto che, ad un certo punto, ho il dubbio di arrivare direttamente in cima con la macchina finchè finalmente il nastro d’asfalto si interrompe. Ma oggi dev’essere la giornata dei ripensamenti: dove si trova la chiesetta presso cui dovremmo parcheggiare? Mi guardo intorno con l’idea di aver (chissà dove) sbagliato quando finalmente incrocio lo sguardo con il campanile della costruzione che ho di fianco!

Dipanata così ogni perplessità, finalmente partiamo alla volta della nostra meta addentrandoci in una foresta di pini marittimi (!) mentre il piano del posteggio è quasi un’unica lastra di ghiaccio! E più mi addentro nella foresta più i luoghi mi sembrano famigliari finchè poi la lampadina si accende definitivamente: qui ero già venuto qualche millennio fa a ciaspolare! Ma ben presto il tratto in comune con la vecchia esperienza termina e noi ci dedichiamo a circumnavigare a ferro di cavallo un gran pezzo della distesa arborea quasi come se la mulattiera si divertisse a farci gironzolare sotto le fronde degli alberi. Poi finalmente, quando evidentemente il percorso sembra essersi fatto le idee chiare, iniziamo ad inerpicarci su per il pendio e qui l’istinto corsaiolo mi sfugge di mano mentre la povera Micol mi fa giustamente presente che non siamo qui per una gara; d’altra parte non so che farci: è più forte di me! Tiro allora il freno a mano iniziando a trotterellare per la comoda mulattiera.

Il lago intanto colpito dalla luce del sole si allunga all’orizzonte come un fiume argentato mentre raggiungiamo l’anfiteatro dell’alpe di Mezzo con gli alpeggi ben curati disposti sui due lati della conca come gli spettatori di uno sceneggiato. Da bravi attori, continuiamo non curanti nella recita dei nostri copioni lasciando la mulattiera per buttarci sul pendio erboso che ci separa dalla vicina sella. Ma più saliamo, più il vento che soffia dal versante opposto si fa rumoreggiante: mi aspetto quindi la bufera perfetta e invece è solo un gonfiarsi per nulla; l’alito di Eolo, scavallando il crinale, passa sotto il gabbiotto metallico dell’Enel amplificando così il suo frastuono! Diamo quindi uno sguardo alla val Chiavenna per poi tornare sui nostri passi e dedicarci alle nostre cibarie riscaldati dai tiepidi raggi del sole che si tuffano nel lago sottostante.


Cavallo Goloso


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