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ALPE PURIA DI SOTTO – VAL MENAGGIO O VALLE DI PORLEZZA

mercoledì 28 ottobre ‘20


Non sto prendendo le misure per il mercoledì del pensionato, semplicemente approfitto della scusa che la Jo cerca di raggiungermi nella mia corsa verso la vecchiaia e mi prendo un giorno di ferie per andare a combinare qualcosa insieme. Così, dopo aver cercato di destabilizzare la mia precisa e accurata organizzazione mandando all’aria un piano diabolicamente definito con alcuni disorientanti cambi di programma dell’ultimo minuto, ci troviamo a risalire le curve verso Porlezza, gestire lo sbocco imminente per poi approdare in Valsolda, tornando nelle zone in cui eravamo stati circa un anno fa nel periodo in cui la mia vena scrittoria era intasata come la tangenziale all’ora di punta.

Fermiamo la macchina in corrispondenza del primo spiazzo sterrato ma siccome la mulattiera prosegue e non abbiamo sbatta di camminare troppo anche perchè siamo pesantemente in ritardo sull’inesistente tabella di marcia, mettiamo alla prova le sospensioni del Caddy e proseguiamo nella nostra Parigi – Dakar. La tappa si rivela l’esatto opposto di quello che ci eravamo aspettati lasciandoci alquanto interdetti: infatti dopo una manciata di metri superati in meno tempo rispetto quello richiesto per decidere se fosse o meno opportuno andare avanti, ci si para davanti il parcheggio indicato nella guida e quindi non ci tocca altro che levare le chiappe dai sedili e iniziare a camminare! Ma, d’altra parte, non siamo forse qui per questo?

Partiamo così con tutte le buone intenzioni (anche se l’orario non sembra dimostrarlo) ma dopo pochi metri il nostro castello crolla come un gigante dai piedi d’argilla davanti alla forza della cascata che si tuffa sotto il ponte; la scienza chiama e noi ci mettiamo a studiare i moti della corrente sacrificando alla conoscenza alcuni pezzi di legno badando bene a non formare un’opera degna di quella del signor castoro.

Al bivio successivo cambiamo strada per una questione numerica e così andiamo ad invischiarci sotto alcuni castagni-meloni i cui frutti rapidamente riempono le nostre tasche. Ripresa nuovamente in mano la situazione facendo mente locale sul motivo che ci ha portato da queste parti, abbandoniamo la raccolta (più che altro perché pare abbiamo esaurito le risorse) e riprendiamo a salire fino a raggiungere l’appezzamento di nocciole della Nutella. Qui la raccolta sembra andare a gonfie vele ma poi, a casa, di gonfio troveremo solo i gusci dei frutti che, immancabilmente, si riveleranno quasi tutti vuoti!

Poi svoltiamo l’angolo e ci troviamo immersi in una maestosa faggeta le cui tinte autunnali riempono la tavolozza del bosco finchè finalmente come un’orda barbarica caliamo sull’alpe di Puria di sotto. Il posto è una specie di piccolo Eden solitario incastonato in una stretta valle tagliata da un limpido torrente come fosse un coltello nel panetto di burro. In giro non c’è anima viva eccetto, appunto, noi due così provo a convincere la Jo a fare un tuffo nell’invitante corso d’acqua la cui sola trasparenza restituisce un senso di gelo polare: la ragazza però, adducendo la scusa che il sole sia oramai tramontato e il calendario ci avvisi che siamo quasi a novembre, non abbocca alla proposta e mi lascia completamente all’asciutto. Il sentiero ora si snoda in una stretta vallata che scende correndo verso il basso insieme al fiume che forma ripetute vasche che continuano a richiamare la Jo ad un bel tuffo ma lei niente: abbiamo alle calcagna le zanne della notte e ci teniamo a raggiungere la macchina prima che siano queste a sopraffarci. Così alla fine il puccio salta ma almeno riusciamo a preservare le chiappe raggiungendo il punto di partenza poco prima che l’ultima luce venga spenta.


Cavallo Goloso


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