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CHLI BIELENHORN – URSERENTAL

domenica 17 febbraio ‘13


Quando Cece mi comunica l’orario del ritrovo, mi vien il voltastomaco e sono quasi tentato di lasciare perdere e andare a sciare da solo. Faccio però leva sull’istinto caiano e, con un laconico “ok”, segno il destino della domenica.

Puntuale mi presento al Melillo con un piede ancora sotto le coperte; non ho trovato la nostra cima sulla guida e, prevenuto, mi immagino il classico panettone-paracarro da 1200 metri con ritorno all’auto per l’ora di pranzo. Quando però Vera mi ragguaglia sul percorso lo stimolo inizia a salire, solo frenato da un cielo grigio e nuvoloso.

In macchina è una sequela di borbottamenti e imprecazioni contro le previsioni che sembrano aver preso l’ennesima cantonata. Oramai siamo però in ballo e, almeno oltre il Gottardo, intendiamo andare. Ma già verso Airolo la musica sembra cambiare: sulle cime aleggia infatti un certo chiarore bluastro che lascia ben sperare. Ci infiliamo così nel lugubre tunnel con un appena accennato sorriso mentre tutte le dita sono incrociate. La magia si compie ancora una volta: a nord delle Alpi splende il sole e, mentre la macchina romba sui tornanti verso Andermatt, l’umore cambia drasticamente.

Realp sembra la piazza Duomo, strapieno di auto, brulicante di scialpinisti e ciaspolisti. Inforchiamo i nostri legni e ci buttiamo letteralmente all’inseguimento di chi ci precede: i primi 500 metri li superiamo a razzo, col solo risultato che grondo più della fontana di Trevi mentre le gambe urlano pietà sotto un sole che picchia inesorabile sulla nostre teste. Quando entriamo nella valle dell’Albertein Hutte, davanti ai nostri occhi si apre uno scenario mozzafiato con pareti e guglie rosse che sgusciano dalla marea bianca che ci circonda: la sveglia all’alba è decisamente ripagata!

Superiamo tutto l’anfiteatro per poi infilarci nell’infinita valletta che sale verso il Chli Bielenhorn. La sparata iniziale, sebbene oramai lontana, comincia a farsi sentire ma tengo duro e, sostenuto dal salame al cioccolato di Micol, arrivo finalmente in vetta.

Ricomposti i ranghi, finalmente ci buttiamo su quella che prevediamo essere una discesa coi fiocchi. La polvere si solleva mentre le code scodinzolano disegnando una fila continua di curve lungo il tratto più ripido. Sembra di essere i protagonisti di un depliant pubblicitario: sole, ambiente mozzafiato e neve come zucchero sono i perfetti ingredienti della nostra avventura. Perdiamo così rapidamente quota ma la qualità della neve rimane sempre perfetta mentre le gambe sono sottoposte ad un continuo lavoro nella guida degli sci verso valle. Il massimo però lo ottengo quando, raggiungendo parte del gruppo in attesa, mi manca letteralmente il terreno da sotto i piedi con la conseguenza che mi trovo protagonista di un inaspettato salto di 3 o 4 metri con conseguente affondamento nella neve soffice!

Nonostante il potenziale pericoloso inconveniente, mi ributto noncurante sulla successiva sequela di curve fino a ritornare al punto di partenza con la certezza che le emozioni e i brividi di una pur sola discesa in fresca non sono minimamente scalfite da una noiosa e onerosa giornata in pista.


Cavallo Goloso


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