racconto della via mescalito alla rupe secca, valle del sarca (trento, trentino alto adige)


|racconto|   |relazione|   |foto|


MESCALITO – RUPE SECCA

domenica 01 aprile ‘18


Devo assolutamente porre fine a questo marzo caianamente disastroso e i presupposti sembrerebbero esserci tutti almeno finchè la tegola non mi colpisce inaspettata. Già le mie ambizioni di una tre giorni si sono smontate da alcuni giorni ma quando Walter mi comunica di essere in preda a deliri febbricitanti pure il sottoscritto rischia di precipitare nel vortice della follia. Sto già rimuginando sulla mia situazione sconsolante quando una corda mi tira fuori dal budello permettendomi di organizzarmi per una toccata e fuga con Renzo e il Jag ad Arco. Così mi ritrovo con quest’ultimo ad aspettare l’amico delle Calanques quando la musica del cellulare inonda l’abitacolo della macchina. “Sono Renzo: ho bucato!”. Dopo le catene ci si mettono le gomme? Forse ci vorrebbe un bel viaggio a Lourdes! Avvio la macchina e mi dirigo verso l’infortunato pensando solo dopo alcuni minuti ad un possibile pesce, d’altra parte il neurone è un po’ lento a carburare soprattutto se all’orizzonte tutto ciò che compare ha le tinte della pece. Invece la macchina di Renzo è proprio parcheggiata con la gomma completamente a terra così, caricati armi e bagagli e lasciata noncuranti l’infortunata, diamo il via al viaggio verso Arco.

Il comune trentino ci accoglie evidentemente ancora sotto gli effetti narcolettici della nottata tanto da farci trovare comodamente un posto gratuito praticamente di fronte alla parete. Poi l’imperscrutabile Jag rivela la sua carta: lui non sarà della partita, andrà in giro non si capisce bene dove ma, sicuramente, non sarà lì a farci foto in sosta: avevo già in mente alcuni possibili ritratti del sottoscritto con gli evidenti e marmorei muscoli ben in evidenza e invece dovrò ricredermi. Confido almeno che l’amico possa racimolare un trio di gnocche vogliose di pendere dalle labbra di altrettanti caiani!

Riusciamo a sbagliare il sentiero per l’attacco ma alla fine ci troviamo a sbattere il muso contro il diedro iniziale dove, da secondo, inizio a farmi domande sull’efficacia dell’allenamento su plastica. Che il lauto investimento sia solo un inutile dilapidare denari? Non posso infatti dire di essere particolarmente a mio agio soprattutto quando, inaspettatamente, la mano viene sputata fuori dal buco in cui è incastrata come una palla dal cannone. Non mi muovo di un millimetro eppure continuo a brancolare nell’incertezza fino al termine del diedro. Strano: ciò che l’anno scorso era stato il mio marchio di fabbrica, oggi sembra come il DDT per le zanzare. Forse che mi stia trasformando da incallito caiano a FFplasticaro? Sarebbe il massimo dell’abominio!

Col tiro successivo provo a riprendere confidenza con la mia reale natura ma la cosa riesce solo per metà forse anche perchè il diedro chiave è uno scorbutico passo dove la corda sembra posizionata apposta per farmi fare la stessa fine della mosca nella tela del ragno!

È solo con la terza lunghezza che finalmente prendiamo il giusto ritmo e poi arriviamo alla base del sesto tiro, quello che ci deve portare in mezzo allo strapiombone. Lascio la sosta e mi avvio verso la parete rovesciata senza mancare di fare l’FF con una vistosa tallonata. Poi quando la via si sporge verso l’esterno provo a passare in libera. Illuso. La staffata alla fine è d’obbligo ma la vera sorpresa mi è riservata alla fine dello strapiombo, quando tutto sembra finito mentre, invece, mi aspettano un paio di passi di spalmo con lo spit a guardarmi poco sotto i piedi. Penso quasi di rinunciare, mettere una maglia rapida e tornare indietro ma il solo pensiero di una ribattuta alla fine ha l’esatto effetto opposto spronandomi in un secondo tentativo. Afferro nuovamente il gnocco della presa smagnesata, mi alzo con i piedi, li spalmo mentre spingo con il palmo della mano fino a riuscire ad afferrare il cordone della sosta. Che pelo fare questo passo in apertura!

All’uscita della parete troviamo il Jag ma nessuna gnocca. Forse le ha già soddisfatte lui. Così, giusto per sghisare un po’, ci spostiamo a Massone dove pullulano ceche e slovene che però scalano dal 7a in su e non stanno certo a cagare 3 straccioni che si tirano su a malapena da un 6c! Forse, se sapessero chi sono i 3 caiani la musica cambierebbe. Già, forse...


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI