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CAPANNA CADAGNO – VAL LEVENTINA

domenica 06 luglio ‘14


La domenica arriva senza aver pianificato nulla e questo è male! D’altra parte è iniziata la stagione delle piogge (mi sembra giusto: quest’anno con l’alpinismo giovanile abbiamo praticamente trovato sempre bello e quindi adesso, quando si può andare per monti in piena libertà, il meteo ci mette il suo zampino) e ieri sera abbiamo fatto particolarmente tardi a cena; così, mentre la mia maledetta sveglia biologica mi fa scattare come una molla già alle 7, quella di Micol deve essersi bloccata facendola comodamente alzare quasi allle 9. A quel punto, il cielo è già grigio ma di starmene a casa non ne ho la minima idea e così, data l’ennesima occhiata alle previsioni, ravano nella memoria alla ricerca di una passeggiata tranquilla. A dire il vero, il database è piuttosto scarso e quindi il motore di ricerca ha ben poco da lavorare per trovare una gita adeguata e che, a dire il vero, avrei tenuto per la mountainbike. Non avendo però trovato nulla di meglio, ci infiliamo in auto in direzione del nero più totale. La logica avrebbe consigliato di fermarci verso Bellinzona ma l’ignoranza dei luoghi ci spinge a perseverare col nostro obiettivo spingendoci sempre più nelle fauci del mostro.

Lasciamo l’auto in corrispondenza della diga del Ritom e, quando è oramai l’ora di pranzo, iniziamo la nostra sgambata verso la capanna Cadagno. Il cielo è lugubre e minaccioso ma la luce che trapela tra le nuvole riesce comunque a regalarci dei verdi accesi sulle acque del lago; più in fondo, praticamente al termine dello specchio d’acqua, godiamo addirittura di un paesaggio caraibico in corrispondenza dell’unica piccola spiaggia di sabbia bianca.

Camminiamo lungo la comoda mulattiera parlando del più e del meno, del per e del diviso fino a raggiungere il rifugio dove si festeggia il primo giorno d’apertura. Lascio immaginare la ressa e il casino da mercato rionale, motivi che ci spingono a girare il più rapidamente possibile intorno alla boa e a tornare sui nostri passi.

L’indole da risparmiatore scozzese ha vita dura contro la gola, soprattutto se, entrando in un ristoro poco più in basso si è accolti da un considerevole numero di torte ammiccanti. Se quindi il sottoscritto resta fermo e risoluto nell’etica “de Paperoniana”, Micol si lascia vincere e compra una gigantesca e succulenta fetta di torta della nonna. Il dolce tanto atteso è decisamente al di sopra delle righe e, se non fosse per la minima differenza tra lo stipendio e il costo della prelibatezza, credo avrei ceduto ben volentieri alle lusinghe accaparrandomi non una fetta ma almeno l’intera torta! Svuotato quindi il portafogli (mio) e riempita la pancia (di Micol) ritorniamo verso l’auto riuscendo alla fine ad evitare di dover aprire l’ombrello!


Cavallo Goloso


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