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RONDADURA – VALLE DI BLENIO

lunedì 22 dicembre ‘14


Di neve ce n’è in giro veramente poca ma ho voglia di scivolare sulla polvere finissima evitando però un’ennesima sfacchinata con gli sci in spalla. Così studio la carta, individuo un punto da cui partire già alto, raccatto alcune informazioni e sono quindi pronto per la zona del Lucumagno. La giornata è limpida e calda, cosa oramai tipica per questo inizio d’inverno anomalo e la situazione nivologica è quanto meno drammatica: a Campra si scorgono solo sparuti rimasugli del freddo elemento e, per trovare un’omogeneità dei versanti, è praticamente necessario raggiungere il passo. Le condizioni sono quindi sufficienti per i miei intenti odierni ma di questo passo a breve sarò costretto a rimettere gli sci in cantina!

Dopo aver dato un occhio alla mappa, individuo la zona della vetta e il percorso per raggiungerla e quindi inizio la noiosa ma per fortuna parziale circumnavigazione del lago. Il panorama sarebbe certamente particolare se non fosse per il pilone dell’alta tensione che affonda le sue radici al centro dello specchio d’acqua: d’altra parte, l’affondo antropico nella natura è il prezzo necessario se si vuole accendere la luce in casa! Non mi soffermo più di tanto sui discernimenti filosofici in merito all’impatto uomo natura e inizio a far scivolare con certa decisione i legni lungo la traccia. Finalmente arriva il momento in cui si inizia a salire: mi sembra di procedere con una buona speditezza ma l’altimetro non è dello stesso parere e, per di più, non passa nemmeno un’ora che inizio a sentirmi fiacco. Si aggiunga poi che mi sono allontanato dalla traccia presente che, dall’osservazione della carta, sembra essere eccessivamente a sinistra; è quindi da un po’ che sto segnando il mio percorso personale, fortunatamente senza problemi di affondamento. Supero cosi alcune balze per poi piegare decisamente verso sinistra come indicato sulla carta finchè, poco sotto il ripido pendio finale, mi ricongiungo con il percorso già tracciato! Davanti a me salgono tranquilli altri tre scialpinisti: raggiungerli sembra una sfida interessante e così tento l’impresa anche se il gruppetto si defila già a metà pendio; riesco a guadagnare strada ma quando arrivo sul filo di cresta dove si depositano gli sci, i tre sono già sulla vicina vetta: pazienza! Supero quindi i pochi metri che mi rimangono e anch’io mi trovo sul punto più alto; la vista spazia in lungo e in largo ma verso nord, dove lo sguardo riesce a penetrare nel cuore della valle, lo spettacolo è tristemente raccapricciante: la neve si è fatta un oggetto raro, in procinto di estinzione, lasciando il posto ad ampie e triste distese gialle e marroni.

La discesa inizia con il tratto più ripido e tritato dell’intero percorso: mi porto verso valle ma parlare di vera e propria sciata sfiorerebbe la blasfemia! In questo inizio di stagione, mi sembra di non riuscire a trovare la giusta confidenza con i legni; la molla sembra essersi inceppata, il meccanismo arrugginito e io scendo come fossi in spiaggia, sdraiato, con gli sci che corrono dove vogliono loro. Poi lentamente, certamente anche aiutato da migliori condizioni del manto, riacquisto una certa confidenza riuscendo anche a pennellare discretamente qualche curva. I dossi scorrono velocemente dietro le mie code mentre la neve si fa più compatta e portante e il lago ai miei piedi si apre come un fiordo norvegese. La sequenza di curve che riesco a mettere in fila è però piuttosto ridotta: la scarsità della resistenza della molla è qualcosa di pateticamente deplorevole a cui bisognerà porre rimedio quanto prima!


Cavallo Goloso


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