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GINSENGG E VIA DELLE CLESSIDRE – SASSO DI SENGG

sabato 04 maggio ‘13


Il monsone deve trovarsi bene ai piedi delle Alpi; ha preso casa e passa le giornate a fare zapping alla TV con la conseguenza che non sappiamo più dove ficcare i litri di pioggia che giornalmente spedisce sulle nostre teste. Fortunatamente, pur avendo pagato l’abbonamento a Sky, ogni tanto un piede fuori di casa lo si deve pur mettere e, incredibile a dirsi, il giorno della spesa casca proprio di sabato. Di conseguenza, le mail della settimana sono intrise di incredulità e speranza e siccome la voglia di caianare ha superato Alfa Centauri, rivolgiamo le nostre attenzione alla zona del Pandoro e del Panettone, tanto più che Natale è alle porte!

Così, dopo circa un paio di settimane eccomi in preparazione alla sauna lungo l’inerpicante scalinata verso il rifugio Elisa; è come la rampa per il Paradiso lungo la quale espiare i propri peccati: dev’essere però che oggi hanno fatto gli sconti! In ogni caso, sapendo bene a cosa dovrò andare incontro, mi guardo bene dal portarmi il piumino che sostituisco con un bel paio di pantaloncini, tanto più che sabato dovrebbero splendere otto soli.

Così, mentre Cece e Marco si godono il ridente sentiero, io e Colo attendiamo che il vigliacco smetta di addentrarsi in piano nella valle per poi innalzarsi verticalmente verso l’alto; così, dopo le quasi tre ore di marcia spacca gambe, ci troviamo al cospetto della triade: Sasso Cavallo, Sasso di Sengg e Sasso dei Carbonari. Le nostre attenzioni si rivolgono proprio al più piccolo dei tre anche perchè la spesa non può durare all’infinito e su Sky domani danno l’interessante documentario “flirtare con la tormenta di neve” e i meteorologi sono certi che il monsone resterà inchiodato al divano.

Arriviamo così al traguardo quando, con disappunto, scopriamo di aver saltato una tappa della caccia al tesoro: che strano, le abbondanti piovute hanno lasciato il segno proprio dove sale la Via delle Clessidre! Sprofondo verso il centro della terra: sembra che questo avvicinamento porti semplicemente rogna. Sui primi tiri risalgono i salmoni: a meno di usare pinne e boccaglio, da lì difficilmente si passa! Così non ci rimane che tentare l’aggiramento da Ginsengg e salire solo le lunghezze finali della via di Balatti. Lascio immaginare come la trivella della mia motivazione inizi a ruotare all’impazzata superando Vernes nel suo viaggio al centro della terra. La voglia di caianesimo fa un balzo e si allontana sempre di più verso l’universo misterioso.

Così, venuti per inseguire una manciata di chiodi e alla disperata ricerca di un briciolo di avventura, dobbiamo per ora accontentarci di una fila di spit che ci porti alla cengia mediana. La sequenza di tiri scorre così senza infamia fino al prato e, a quel punto, gli ingranaggi si inceppano. Lo spiritoso monsone ripiomba infatti in casa con largo e inaspettato anticipo: le nuvole che si danno appuntamento sopra di noi non possono essere infatti la classica conseguenza dello scontro tra aria calda e umida del lago con quella più fredda delle grigne. Così, mentre noi poveri caiani siamo vittime delle follie del tempo, la piccola del gruppo lotta disperatamente liberando con le sue guglie uno spiraglio nell’uniforme massa grigia: d’altra parte anche un vecchio inglese ne avrebbe piene le palle di questo meteo!

Da parte nostra però, praticamente ignoriamo il cambiamento che ci sovrasta e iniziamo ad attaccare (finalmente) la parte alta della Via delle Clessidre. Colo apre la strada: in parete non c’è quasi nulla e quindi il capo cordata cerca di rincorrere invano delle salvifiche clessidre che, stando alla relazione, dovrebbero permettere una progressione sufficientemente sicura.

Sopra le nostre teste la calca grigia si fa sempre più pressante finché il concerto ha inizio: la gran cassa batte i suoi colpi mentre un brivido gelato mi percorre la schiena. Ci mancava solo il temporale! Ma la frittata oramai é fatta e l’unica speranza è che non bruci. Poi finalmente, dopo aver attivato il radar, Colo scova la sosta e inizia a recuperarci. La lunghezza successiva, superata in una nebbia tipo novembre, è una vera goduria mentre il concerto sembra essere già cessato lasciando sul campo solo poche e isolate gocce di pioggia. Il monsone, dopo aver sbattuto violentemente le borse della spesa, deve essersi accorto di aver dimenticato qualcosa e così, per la seconda volta, è costretto ad uscire di casa.

Così, tornato nuovamente il sole, affronto l’ultimo muro verticale che ci conduce ai mughi che fanno da cappello alla cima del Sasso di Sengg. Così, anche se in parte moncata, l’avventura si conclude con una serie di doppie ma, soprattutto, una massacrante discesa verso il mondo civile!


Cavallo Goloso


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